l lustro della moda non è fatto solo di creatività e di tutto ciò che possiamo cogliere in superficie, ma si compone anche di storie di una vita, pragmatiche, all’insegna di dedizione e sacrificio, che in alcuni casi portano a grandi successi. Storie che spesso non si conoscono, di realtà riservate, che rimangono per loro indole dietro le quinte, ma che vale la pena raccontare. È questo certamente il caso della Holding Morelli, dalla sua nascita per mano di Bruno Morelli alla sua evoluzione come gruppo leader nella produzione di capi di lusso per terzi (e non solo, come vedremo più avanti).
Siamo stati nella sede di Empoli in occasione dell’inaugurazione del nuovo Hub logistico di Hostage, azienda della holding che si occupa della produzione dei capi in tessuto. E questo è quello che abbiamo potuto osservare.
HOLDING MORELLI: DA UNO ALL’INFINITO
Apprendiamo la storia di una realtà così importante – realmente: tantissime maison tra le più blasonate si affidano ad essa per la produzione dei propri capi – direttamente dalla voce del suo fondatore, il già citato Bruno Morelli. Che da operaio in un’azienda di confezione, nel 1967 decise, osservando il lavoro dei rappresentanti con cui veniva a contatto, di licenziarsi e diventare uno di loro (“chi non era un pochino sveglio a quei tempi rimaneva a far l’operaio tutta la vita”), attività in cui si rivelò essere molto abile e che lo portò ad espandere il proprio raggio d’azione oltre l’Italia. Dopo qualche tempo, complice questa abilità e complice l’arrivo dei figli e la voglia di assicurare loro un futuro certo, decise di mettersi in proprio e vendere il suo prodotto. Ed è così che nel 1979 nacque Pellemoda, laboratorio artigiano specializzato nella produzione di capi in pelle, che solo nel primo anno vide la sua produzione arrivare a circa ventimila capi. Grazie a quest’abilità di Bruno, che riuscì a far conoscere il suo prodotto ai più grandi marchi di moda dell’epoca.
Nel 2000 poi subentrarono i figli, Azzurra e Giampaolo: sono ancora loro due a guidare l’azienda con una fierezza che si percepisce dalle loro parole. E che ha portato nel 2020 alla formazione della Holding Morelli, un gruppo industriale – in un momento storico delicatissimo, che come ci insegnano altre grandi storie pone davanti delle grandi scelte – con il quale si è voluto investire sulla filiera: il tesoro che l’azienda possiede e deve proteggere. La prima acquisizione al 100% è stata quella di uno storico fornitore di semilavorati, Marmi, una realtà piccola ma molto importante soprattutto per la pelletteria internazionale, dal grande know-how per la realizzazione di intrecci a mano, stampe, trafori, borchie e altre lavorazioni complesse. Acquisizione che ha permesso di ampliare le possibilità produttive del gruppo, oltre a un’apertura di mercato verso gli accessori in pelle e le calzature.
A marzo 2023 è stata acquisita l’azienda di Orvieto Second Skin SNC, fornitore storico che già collaborava con Bruno Morelli agli inizi, che produce abbigliamento in pelle. Qui i soci ci tengono ad aprire una parentesi: dall’acquisizione sono state assunte cinque nuove sarte, in un contesto in cui è ormai difficilissimo trovare delle persone che vogliano occuparsi della parte di confezione (ad Empoli e Scandicci ci dicono che è addirittura impossibile); in quest’ottica da settembre il gruppo intende investire sulla formazione nel cucito, avviando una scuola interna proprio nella sede di Orvieto, aperta al momento a quindici persone.
Nella Holding Morelli sono poi ovviamente confluite le due società operative, Pellemoda e Hostage. Quest’ultima, che ha visto subentrare come socio dei Morelli Martino Mazzoni (in azienda dal 2005) e orientata verso soluzioni d’avanguardia per la confezione di capi in tessuto, è partita come costola di Pellemoda nel 2007 fino a chiudere il 2022 con un fatturato di 32 milioni di euro. Notevole, se si pensa poi che il tutto nasce in un contesto italiano dove la maggioranza dei produttori sono fortemente specializzati.
L’HUB DI HOSTAGE: UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO
La giornata di visita è culminata con l’inaugurazione ufficiale del nuovo Hub logistico di Hostage alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali. Un Hub la cui concezione risale al 2021 e che, oltre ad assecondare un trend di espansione, vuole implementare caratteristiche di sostenibilità e automatizzazione. Già in funzione, con continui aggiornamenti, il nuovo Hub Hostage include il magazzino per le materie prime e il prodotto finito, secondo logiche di integrazione a basso impatto ambientale con l’obiettivo di migliorare i flussi logistici e ottimizzare le performance dei processi produttivi. Tutto quindi entra da un’unica entrata ed esce da un’unica uscita: un modo chiaro per sottolineare quanto non sia importante solo il prodotto finito ma la filiera nella sua totalità. E un modo per garantire una tracciabilità anche qualitativa all’interno della stessa struttura.
La superficie totale dell’hub copre 4300 m² ed è stata perfezionata con l’installazione di 420 pannelli fotovoltaici in grado di produrre 180 KW di energia rinnovabile, per far fronte al fabbisogno energetico di tutta l’azienda. Altri accorgimenti come l’uso di lana di roccia come isolante acustico e termico, e un sistema di sicurezza per fumo e incendi, hanno reso la sede ecosostenibile e attenta alla salute dei suoi lavoratori. Infine si è scelto di automatizzare il lavoro con l’impiego di sistemi di movimentazione integrati: 1500m di rotaia e carrelli che garantiscono un’alta produttività prestazionale del magazzino. Costruito seguendo le norme della bioedilizia, il nuovo padiglione ha ottenuto la classe energetica A4, la più alta prevista dalla legge a testimonianza del basso impatto inquinante dell’immobile.
Piani per il futuro? Non si escludono nuove acquisizioni di altre manifatture, ma alla domanda su un’eventuale acquisizione di una conceria – data la specializzazione primaria nell’ambito della pelle – i soci nutrono dei dubbi, perchè realtà troppo distante e complessa da gestire. La holding ha però investito nella startup veneta Ciclyca, specializzata nella produzione di pelle completamente biodegradabile e compostabile certificata, perchè conciata e tinta con sostanze esclusivamente naturali – a differenza di altre pelli che si attribuiscono l’etichetta “green”.
NON SOLO PER ALTRI: HOSTAGE PRESENTA MORDECAI
La visita è stata anche una grande occasione per presentarci la prima linea in-house di Hostage, Mordecai, concepita dal direttore creativo e designer Ludovico Bruno. Nato professionalmente in Moncler (Gamme Bleu e Gamme Rouge) come assistente interno di Thom Browne e Giambattista Valli, per poi diventare curatore di tutte le linee Genius, Ludovico Bruno cinque anni fa ha avviato il proprio studio a Milano, lavorando con Ambush, Farfetch per la private label There Was One, e ora, appunto, Mordecai.
Un brand che sarà distribuito dallo showroom internazionale di Riccardo Grassi e partirà con la collezione zero nella spring/summer 2024, ma che sarà già consegnata negli store a novembre: la collezione infatti è ibrida nei pesi – capispalla in cotone e nylon, o in popeline cerato, incontrano maglieria in mohair e cashmere – e nelle sovrapposizioni, rendendosi adatta più a una mezza stagione.
“Ibrida” è la parola chiave anche a livello stilistico, ponendosi Mordecai come un mix ricercato – sarà distribuito nei migliori negozi del mondo – di sportswear, formal wear e business attraverso capi facilmente sovrapponibili, versatili e funzionali. Che nelle linee e nei volumi strizzano l’occhio all’oriente, tra un un certo minimalismo giapponese e volumi dei capi tipici indiani, ma con una grinta da streetstyle. Con l’interferenza di un’ispirazione nordafricana che si ritrova nelle stampe a righe (riproposte anche nel logo) che replicano i pattern dei tappeti tradizionali. Venti total look che partono da elementi essenziali che si trasformano tramite coulisse regolabili, dettagli reversibili, pieghe, imbottiture in piuma, per ottenere un nuovo canone contemporaneo. Che gli è valso, peraltro, la nostra segnalazione tra i dieci brand più cool del momento.