È maggio 2020 quando i fratelli Azzurra e Giampaolo Morelli, rispettivamente presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del Gruppo, fondano Holding Morelli, uno dei più importanti player che opera nel settore della confezione in pelle e tessuto, di abbigliamento e accessori. Tantissime sono le aziende che si affidano ad essa per la produzione dei propri capi.
Un connubio di artigianalità, design e ricerca, elementi che hanno contribuito a riconoscere questa realtà a livello mondiale, differenziandosi per il proprio know-how. È così che entrano a far parte di Holding Morelli, Pellemoda e Ostaggio che producono per i più importanti brand del lusso italiani e internazionali, Ahiran di Aga 15 Srl, primo brand in house del Gruppo e Marmi Renzo Srl.
Nel 2007, i fratelli Morelli, insieme al socio Martino Mazzoni, hanno creato Ostaggio, una realtà in forte crescita, specializzata in confezione d’avanguardia di capi in tessuto, con un focus sui capispalla. Tessuti patchwork, riempiti di piume, laserati, doppiati, Mackintosh sigillati con cuciture, capi intarsiati ad ultrasuoni o tinti in capo.
Hostage, player di maggioranza del progetto, è coinvolto nel lancio del primo brand in house, Mardocheo, con la prima collezione spring-summer 2024.
Fondato a Milano dal direttore creativo e designer Ludovico Bruno e distribuito dallo showroom internazionale di Riccardo Grassi, che divide con il designer le restanti quote, ha appena debuttato con una presentazione nel calendario ufficiale della Milano Fashion Week di gennaio. La collezione “Mordecai #1” propone un lusso senza tempo, con l’intento di lasciare un’impronta distintiva e indelebile.
Per approfondire la storia e il pensiero creativo di questa nuova realtà, HUB Style magazine ha avuto il piacere di confrontarsi con Azzurra e Giampaolo Morelli, presidente e consigliere del cda.
Raccontateci un po’ questa nuova realtà e il sentiment che ha suscitato.
Con questa collezione siamo rientrati nel calendario ufficiale della Camera della Moda. Siamo molto soddisfatti e questo ci da tantissimi stimoli per andare avanti. È il secondo brand della holding, dopo Ahirain, che ci sta dando molte soddisfazioni a livello di vendite. I brand hanno un posizionamento completamente diverso: Mordecai ha una storia legata alla vita del direttore creativo Ludovico Bruno, che ripropone un po’ le sue passioni, come l’ispirazione dal Nord Africa, tessuti molto naturali, capi molto leggeri con performance altissime, elementi indispensabili per l’uso quotidiano.
Come pensate di far convivere i due brand?
I brand hanno due posizionamenti diversi. Li stiamo diversificando perché con il nostro know-how riusciamo a offrire ai clienti un servizio e un prodotto che molti altri marchi non riescono a dare. Già dal primo prototipo il modello è quasi perfetto. Per una label, specialmente all’inizio, è molto importante produrre pochi capi, ma noi abbiamo nella nostra struttura, una sartoria industriale. All’interno abbiamo anche una scuola per cucire la pelle e ora c’è l’idea di aprirne un’altra nel quartier generale nel 2024, con l’idea di aumentare la capacità di produzione e sviluppo.
Nella vostra strategia di crescita su che brand state puntando?
Sicuramente su Mordecai c’è un investimento maggiore però anche Ahirain a un livello diverso può fornire ottimi risultati. La nostra strategia è focalizzata su diversi obiettivi. A dicembre 2023 abbiamo pubblicato il report sulla sostenibilità, a novembre siamo diventati anche noi Società Benefit, parte del nostro percorso per ottenere la certificazione B Corp e quella di Parità di Genere. In azienda circa l’80% del personale è composto da donne. Da sempre siamo sensibili e stiamo inserendo sempre di più donne a livello manageriale. Nel 2024 vogliamo lanciare un progetto di formazione all’interno dei reparti, in collaborazione con un’associazione no profit, Lilith di Empoli, contro la violenza sulle donne e dei dipendenti. Insegnare ad esempio come gestire episodi di violenza, fornendo gli strumenti adatti a coloro che spesso non hanno il coraggio di denunciare. A livello etico collaboriamo anche con un’altra società no profit, la scorsa settimana inoltre abbiamo presentato un bando sempre di formazione del personale. Questa società collabora con soggetti fragili che non possono essere reinseriti nel mondo del lavoro, anche dopo una formazione. Il mio sogno è quello di creare una piccola sartoria, all’interno di questa società, in cui queste persone, seguite da tutor, possono fare piccole riparazioni, diciamo un ambiente a servizio del pubblico.
Come sono suddivisi i compiti in azienda?
A livello alto collaboriamo su tutto, le decisioni vengono prese insieme. Da sempre abbiamo diviso tra noi i clienti (i brand), perché miriamo a seguirli in modo diretto. La nostra è un’azienda molto strutturata che spera in una costante crescita. Inoltre, un’altra iniziativa interessante è quella ospitata dagli spazi di PelleModa: la mostra di Andrea Varani, fotografo fashion di fama internazionale. Insieme abbiamo creato delle opere composte dalle foto tratte dal libro “Man Off”. Le cornici utilizzate sono state realizzate da un artigiano di zona, in modo da conferire una nuova vita a uno scarto.